Endodonzia: cura l’interno dei tuoi denti
Non solo l’esterno dei tuoi denti, ma anche l’interno può ammalarsi

Alessandro Gentili

L’endodonzia è una branca dell’odontoiatria che cura l’endodonto, la parte interna del dente, chiamata anche polpa. Si tratta di un tessuto molle costituito da vasi sanguigni e nervi che portano nutrimento e sensibilità al dente.
Dove si trova la polpa?
La polpa si trova nella corona del dente e dei canali radicolari, che sono le cavità che percorrono l’interno della radice del dente.
 

Quando devo ricorrere all’endodonzia?


Ci sono alcuni casi in cui è necessario ricorrere all’endodonzia. Vediamo i casi specifici.
 

  • Carie profonda o penetrante: in caso di carie non curata, che ha provocato lesioni gravi al dente, con conseguente pulpite, ovvero infiammazione della polpa e contaminazione batterica, bisogna intervenire con l’endodonzia. Se questa infezione non viene curata in tempo, si rischia la necrosi della polpa e il nascere di patologie radicolari e parodontali, che vanno a interessare il legamento osso-gengiva.





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  • Granuloma: collegato all’infiammazione pulpare, può evolvere in ascesso. È una lesione che deriva dalla propagazione dell’infezione oltre l’estremità della radice del dente. Il granuloma va a interessare i tessuti e l’osso circostanti. Se non si riesce a curare, bisogna procedere con un’apicectomia, l’asportazione della punta della radice e del tessuto infetto, tramite chirurgia. In questo caso, viene praticata un’otturazione sulla radice sezionata.





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  • Morte della polpa dentale: può verificarsi per infezione non curata o spontaneamente.





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  • Lesioni traumatiche: che possono portare a un trauma grave del dente, con conseguente rottura.





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  • Riabilitazioni protesiche particolari: sono quelle che richiedono l’utilizzo di un dente come elemento pilastro.





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In cosa consiste un intervento di endodonzia


Quando parliamo di intervento endodontico, parliamo di terapia canalare.
Cosa dobbiamo aspettarci?
L’asportazione del tessuto pulpare infiammato o necrotizzato del dente, al livello della corona e della radice. In questo modo viene eliminata l’infezione e si conserva il dente.
Si tratta della devitalizzazione del dente, perché volta a rimuovere le terminazioni nervose e vascolari del dente, che lo tengono in vita e lo rendono sensibile.

A volte può succedere che un dente devitalizzato abbia bisogno di un secondo intervento. Questo avviene solo quando è stata già eseguita una devitalizzazione e si ripresenta un nuovo granuloma o un ascesso.


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